Il sindacato Snami vince il ricorso al Tar contro le Usca, che condanna l’operato della Regione Lazio. Il presidente Di Donna: “Zingaretti ha sbagliato”
Da affaritaliani.it del 24/11/2020
Coronavirus: “La Regione deve attivare le Usca”. Dopo mascherine, vaccini obbligatori e assistenza domiciliare ai malati Covid dei medici di base, nuova mazzata del Tar del Lazio a Zingaretti e D’Amato. Bocciatura che obbligherà la Regione ha instituire tutte le unità speciali volute dal Governo.
Con la sentenza n.12473/2020 il Tar del Lazio ha accolto il ricorso dei sindacati Snami e Cipe Lazio contro la Regione Lazio che non ha ottemperato alla prescrizione di cui all’art. 8 del Decreto Legge 14/2020 (ora art. 4 bis L. 27/2020) che prevede l’istituzione delle Usca, le le unità speciali istituite dal Governo. Il Tar ha confermato la validità del sistema del doppio binario ideato dal legislatore nazionale, disatteso illegittimamente dalla sola Regione Lazio e preteso dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta: il paziente Covid dovrà essere preso in carico dalle Usca, il paziente non Covid da mmg e pls. Il Tar ha così chiarito che la norma nazionale in materia di istituzione delle Usca non lascia alcun margine di discrezionalità operativa agli enti locali.
Nella sentenza si legge che “le USCA, così come previste dal legislatore nazionale, rappresentano le figure centrali ed esclusive della gestione dei pazienti COVID non ricoverati in ospedale, consentendo ai MMG e i PLS di continuare a lavorare in piena sicurezza, gestendo soltanto i pazienti NON COVID, tenendosi lontani dal rischio epidemiologico derivante dalla gestione di pazienti con possibile promiscuità e sovrapposizione di patologie. In particolare, dette USCA assolvono alla funzione di coadiuvare, potenziare ed implementare la Medicina del Territorio facendosi carico della gestione – visite domiciliari incluse – dei pazienti affetti da COVID 19 (ovvero sospetti COVID-19) che non necessitano di ricovero ospedaliero”.
Come evidenziato nel ricorso dei sindacati Cipe e Snami il Tar del Lazio ha dichiarato che non può essere sottaciuto che la creazione delle Usca ha visto assegnare a ciascuna Regione una adeguata copertura finanziaria specifica complessiva pari ad una spesa di € 660.000.000,00 per l’anno 2020: (art. 17 del D.L. 14/2020), finanziamento al quale accedono tutte le Regioni; con Decreto Direttoriale del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 10 marzo 2020 è stata prevista l’assegnazione alla Regione Lazio di risorse pari ad € 63.902.825,00.
“Le Usca, come sono state organizzate nelle altre Regioni d’Italia, servono ad assicurare le visite a pazienti Covid evitando che i Medici di famiglia, che non hanno ricevuto i dispositivi idonei, possano infettarsi ed essere a loro volta soggetti a possibili complicanze dovute alla forma virale da SARS-Cov-2, oltre che trasformarsi in soggetti portatori di infezione verso i collaboratori di studio, i familiari e gli altri pazienti che si trovano a visitare – spiega Giuseppe Di Donna, Presidente Snami Lazio –. La difficoltà che i mmg hanno trovato nello svolgere idonea assistenza nella Regione Lazio è stata ulteriormente resa critica per la scarsa collaborazione da parte dei Sisp Aziendali, che risultavano difficili da raggiungere da parte dei Medici del territorio e avrebbero dovuto redigere le opportune certificazioni, necessarie per la ripresa dell’attività lavorativa. Ci sono stati, fino a poco tempo fa, significativi ritardi nell’esecuzione dei Tamponi e nella ricezione delle risposte degli esiti degli stessi, con continue sollecitazioni ai mmg da parte dei pazienti, per trovare modalità idonee per risolvere tali criticità. Lo Snami aveva proposto fin dal marzo scorso soluzioni che avrebbero portato ad una diversa organizzazione del sistema assistenizale domicliare, ma tali suggerimenti sono rimasti inascoltati, come anche le richieste di incontri nell’ambito dell’apposita Commissione regionale, e la firma dell’Air nel Lazio, sottoscritto solamente dalla Fimmg ed Intesa sindacale, ha confermato ulteriori mansioni a carico dei mmg che sono allo stremo delle forze. Dobbiamo ricordare che molti colleghi si sono ammalati in tutti questi mesi, con alcuni di loro deceduti, anche per essere stati lasciati soli e male organizzati, per le inadempienze della Regione e la mancata condivisione di percorsi assistenziali che avrebbero dato sicuramente una diversa organizzazione alla Medicina territoriale”.
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