Firmato da Fimmg e Cisl il rinnovo Acn Medici di famiglia 2016-2018. Smi si astiene
DA DOTTNET DEL 20/1/22
Scotti: Viene salvaguardato l’intero monte compensi e consolidato l’incremento in quota capitaria già anticipato dal decreto emergenziale del 2020. Paoli: si rilancia la sfida del professionismo organizzativo di matrice comunitaria
Via libera all’Acn per gli anni 2016-2018. La firma dell’accordo, avvenuta ieri, per la FIMMG mette fine a un travagliato iter iniziato 10 anni fa con la Legge Balduzzi, caratterizzato da un lungo periodo di sospensione ope legis dei rinnovi contrattuali seguito da un sostanziale stallo negoziale e infine dalla pandemia. ”La FIMMG firma l’ACN nella speranza che si avvii il cambiamento – dichiara Silvestro Scotti – e lancia la sfida alla politica sulla volontà di evolvere e attualizzare il ruolo del medico di medicina generale nel coordinare e garantire le cure primarie territoriali e la presa in carico dei bisogni socio-sanitari dei cittadini. Con la firma dell’ACN, FIMMG conferma e consolida i principi cardini della medicina generale: libera professione convenzionata, scelta fiduciaria, autonoma organizzazione, ed evolve il modello organizzativo attraverso l’istituzione delle AFT e il passaggio al Ruolo Unico di Assistenza Primaria. Viene salvaguardato l’intero monte compensi e consolidato l’incremento in quota capitaria già anticipato dal decreto emergenziale del 2020. Viene introdotto il settore della medicina penitenziaria”.
“L’ACN 2016-2018 nasce da esigenze pre-pandemiche ma pone solide basi per andare immediatamente alla discussione dei nuovi accordi 2019-2021 e 2022-2024. Contrariamente a posizioni populiste e insostenibili di alcuni sindacati minori, la FIMMG è fermamente convinta che grazie a nuovi finanziamenti finalizzati all’organizzazione come quelli previsti dall’ultima legge di bilancio (articolo 1 comma 274) attivi dal 2022, si possa rendere la medicina generale moderna ed efficace per i cittadini e attrattiva per le nuove generazioni di medici, migliorando l’assistenza territoriale e rendendo sostenibile il SSN, equo ed universale. Questi auspicati nuovi accordi, che ci auguriamo possano essere discussi in un’unica trattativa, viste le necessità emergenziali, poiché solo in questo modo permetteranno alla medicina generale di affrontare le nuove necessità dettate dal PNRR, senza però rinunciare ai principi fondamentali di accessibilità, capillarità, scelta fiduciaria e capacità di dare risposte alla categoria e ai cittadini. Con questa firma vogliamo ribadire un punto fondamentale: l’evoluzione della Medicina Generale si fa con gli Accordi Collettivi e non con qualunque altro provvedimento. Solo gli ACN possono rilanciare la Medicina Generale per un futuro migliore”.
“Fino a ieri non erano risolte definitivamente le numerose contraddizioni regionali che sembrava volessero mettere in discussione la centralità della medicina generale nelle sue funzioni fondanti. ha affermato il Nicola Paoli – Coordinatore Nazionale Cisl Medici per la Medicina Generale – che ha così proseguito: ”Nel corso degli ultimi incontri con Sisac, invece, si sono definite in primis sia la salvaguardia del diritto dei cittadini a scegliere il proprio medico, che l’autonomia organizzativa di categoria, fondamentali per il rinnovo. Dall’altra, le risorse della quota variabile non ancora erogate del 2018, mettendo da parte modelli già superati in questa fase pandemica. Agganciando il vecchio accordo con il nuovo atto d’indirizzo che non potevamo discutere fino a quando rimanevamo chiusi dall’imbuto del triennio 2016-2018. Determinante per la firma di Cisl Medici, la soluzione finanziaria che non riduce la nostra quota fissa per determinare i fondi della quota variabile, avendo trovato le risorse per determinarla nella partecipazione tramite le AFT che, insieme agli ambulatori dei medici, attueranno finalmente gli hub fondamentali per un presidio di prossimità, in particolar modo nei piccoli comuni, nelle aree interne e montane, nelle isole e nelle periferie urbane”. “Ed inoltre – continua Paoli – l’accettazione, da parte di tutta la parte pubblica, di una condivisione di responsabilità sul ruolo e sulla funzione del medico di medicina generale dei prossimi anni, centrale nella sua capillarità e prossimità, senza cancellare un passato che funziona e che è motore e forza del Servizio sanitario nazionale. Funzioni prioritariamente rivolte alla prevenzione, alla domiciliarità, alla cronicità, che ci sono state affidate, già nell’accordo 2018, dalle Regioni e che non debbono essere confuse con Case di comunità o Farmacie”.
“Qualcuno ci dice che l’accordo era superato e che si doveva passare oltre? Non firmiamo affatto un accordo obsoleto, in perdita o “irricevibile”. Questo stallo – afferma Paoli – era durato anche troppo, al punto che per blindare la riforma territoriale con il Pnrr si stava pensando ad una norma legislativa che superasse le nostre discussioni protratte in Sisac dal 2014; e si definisse ancora più, in maniera stringente, il nuovo atto d’indirizzo che ora, invece, possiamo affrontare come tavolo di discussione della prossima convenzione, per rispettare le scadenze imposte dall’Europa”. “Con questo atto di responsabilità anche di Cisl Medici, (coordinata in Sisac da Nicola Paoli e con l’apporto in questi ultimi due anni anche di Francesco Esposito), invece, si esce dall’impasse, – conclude Paoli – si rilancia la sfida del professionismo organizzativo di matrice comunitaria, e si può tornare immediatamente al tavolo a risolvere problemi che minano la professionalità del Medico, sottraendogli tempo alla presa in cura dei cittadini, a causa dell’iperburocratizzazione certificativa di compiti impropri che spetterebbero ad altre categorie, in primis le stesse aziende sanitarie. Contando su ulteriori risorse per personale di studio, infermieristico nostro, e tecnologico digitale a disposizione dei nostri medici di medicina generale”.
“Il Sindacato Medici Italiani non firma l’Accordo Collettivo Nazionale (ACN) triennio 2016 – 2018” così in una dichiarazione Pina Onotri, Segretario Generale dello SMI. “Quello proposto da SISAC, la parte pubblica, è un accordo vecchio, che non tiene conto della pandemia in atto, perché taglia servizi ai cittadini, comprime tutele ai lavoratori ed è penalizzante dal punto di vista economico”. “Dopo due anni di sacrifici fatti dalla categoria medica, non si può firmare un accordo in perdita. Convocheremo nel più breve tempo possibile la riunione della direzione nazionale del sindacato per decidere ulteriori azioni da intraprendere. La categoria ha pagato un prezzo altissimo in questa pandemia, con morti ed ammalati. Nonostante questo, ci troviamo davanti a una pessima proposta della parte pubblica. Non ci spieghiamo, ancora, come altri sindacati dei medici abbiano accettato quanto è scaturito dalla volontà di SISAC”. “La pandemia ha dimostrato a tutto il Paese che è arrivato il momento di un grande investimento pubblico sul personale della medicina generale e di prossimità per migliorare la qualità dell’offerta di cure. Lo SMI continuerà ad essere vicino alla grave situazione in cui versa la medicina generale, che non trova alcun riscontro né reali ristori nell’ACN concluso oggi”. “Il Governo non può, a chiacchere, elevare ad eroi i medici e poi non destinare risorse e politiche adeguate alla nuove necessità della medicina. Si cambi, questo accordo collettivo nazionale: è irricevibile!” conclude Onotri.
“Ribadiamo la posizione del nostro sindacato che esprime in sintesi come sia del tutto inutile andare a definire le virgole di un accordo che è già obsoleto prima di essere licenziato, ma che vada discusso un contratto di lavoro tenendo conto dei cambiamenti di questi ultimi due anni con gli aumenti dei carichi di lavoro in corso di pandemia da covid e la carenza importante di Medici di Medici di Medicina Generale in tutto il territorio nazionale”. Così Angelo Testa, presidente nazionale Snami in occasione dell’avvio delle le trattative tra Organizzazioni Sindacali e la Sisac, struttura interregionale sanitari convenzionati, per il rinnovo dell’Accordo Collettivo Nazionale. “La soluzione – ha aggiunto Testa – non è minare la professionalità del Medico di famiglia vessandolo di burocrazia, negandogli la libertà clinica indispensabile per fare diagnosi e limitando la prescrizione dei farmaci, a fronte di una reperibilità giornaliera come nessun altro Medico, ma gratificandolo perché è l’unico professionista della persona, contraltare di un sistema che spinge verso la privatizzazione. Fermiamoci – conclude – e disegniamo le cure territoriali dalle fondamenta nell’alveo del sistema pubblico evitando un precario ed incerto look di facciata”.
“L’accordo chiude una penosa trattativa lunga tre anni, doveva esser chiuso prima”, osserva criticamente Anelli. “Il fatto che si sia arrivati a quasi quattro anni di attesa prima della firma, mostra ancora una volta come i medici siano stati lasciati soli anche durante la pandemia e mette in evidenza che gli strumenti attuali non sono sufficienti e come ci fossero nel sistema risorse che potevano essere utilizzate meglio. Peraltro l’intesa attua una legge di dieci anni fa per le aggregazioni associative, le aft, tra medici e specialisti ambulatoriali che oggi evolveranno verso le case di comunità, come previsto dal Pnrr. Tutto questo lascia l’amaro in bocca- sottolinea Anelli- e apre però una nuova prospettiva affinché i medici non lavorino più da soli, una prospettiva che serve al Paese e alla medicina territoriale. L’idea che il medico lavori da solo è un romanticismo che appartiene ad un’epoca lontana e che oggi è anacronistico. In ogni caso il ritardo di almeno tre anni – da quando cioè si è avviata la trattativa per l’intesa – è dovuto alle Regioni; ora queste debbono mettersi in una posizione diversa”, avverte il presidente di FnomCeo. “Se si firma un accordo che potenzia l’attività convenzionata, le Regioni non avranno più scusanti e non c’è ragione che chiedano la dipendenza dei medici di base dal Servizio sanitario nazionale. Ora bisogna continuare su questa strada. Dopo il rapporto Crea, tra i tanti item che i cittadini potevano scegliere, il 52% degli intervistati ha scelto di ‘avere un rapporto diretto e di fiducia con il proprio medico’; è un dato molto indicativo”, enfatizza.
“Avere a disposizione strumenti e situazioni per poterlo attuare è comunque un segnale. Ci abbiamo messo dieci anni, dalla legge Balduzzi, per realizzare le fondamenta della medicina territoriale, non è mai troppo tardi, anche se dobbiamo ricordarlo: non è colpa dei medici. Fino ad oggi sono mancate anche le risorse, convogliate verso gli ospedali, vediamo come si metteranno in pratica le aggregazioni e come verranno pagati gli stipendi agli specialisti presenti in queste aggregazioni associative. Il dibattito sulla dipendenza non deve oscurare il ruolo delle aggregazioni, sono convinto che le case di comunità potranno essere un acceleratore della medicina territoriale. Bene ha fatto, quindi, Silvestro Scotti, presidente di Fimmg, a firmare questo accordo che è l’anticamera della trasformazione di cui abbiamo bisogno”, conclude Anelli.
L’Enpam, l’ente previdenziale della categoria, esprime compiacimento per la firma della convenzione per i medici di medicina generale.”È stato cristallizzato il principio che è la convenzione lo strumento per regolare il rapporto con i medici di medicina generale liberi professionisti – dice il presidente dell’Enpam Alberto Oliveti – e sono stati ribaditi il principio che il paziente ha il diritto a scegliersi il medico di sua fiducia e ad avervi libero accesso”.”Quest’accordo, anche se relativo al periodo 2016-2018, è importantissimo per il presente e per le esigenze future dei cittadini e del Paese – aggiunge Oliveti - . È infatti un tassello importante perché costituisce il presupposto per la successiva contrattazione, che dovrà tenere conto dell’attuazione del PNRR”.
leggi e scarica l’ACN