Da Doctor News del 7/7/2016
Nuovi Lea, principali novità su prescrizioni esami e visite specialistiche. Tutele Ssn sembrano restringersi
C’è un accordo di massima tra le regioni per applicare i nuovi livelli essenziali di assistenza nel 2016 «ma è ancora necessario che da parte del tavolo tecnico si individuino indicazioni puntuali per alcuni Lea». E se lo dice una presidente di regione “governativa” come Debora Serracchiani (Friuli VG) all’uscita dal primo round di discussione in conferenza delle regioni vuol dire che c’è strada da fare. Il testo apre interrogativi sia sui criteri forse “ottimistici” con cui si è sancita la sostenibilità delle nuove prestazioni nella relazione tecnica del Ministero della Salute sia su contenuti di specifici articoli (farmaceutica, protesica) che rivelano come il Servizio sanitario nazionale in futuro intenda passare sempre meno. È 771,8 milioni di euro lo stanziamento complessivo per completare il piano vaccinale, coprire nuovi vaccini, aggiungere prestazioni specialistiche e d’assistenza protesica, esentare altre categorie di pazienti e introdurre il parto indolore. La cifra è una differenza tra il costo delle nuove prestazioni per il Ssn e i ticket che pagheranno i cittadini su molte prestazioni trasferite dal regime ospedaliero a quello ambulatoriale, uniti al minor costo dovuto al fatto che alcune prestazioni le regioni le passano già. Il decreto spazia dall’elencazione enciclopedica di cosa è medicina generale e cosa è ospedaliero, dalle innovazioni sul fronte dei percorsi socio assistenziali alle cure domiciliari residenziali fino all’assistenza a pazienti comunitari ed extra ed italiani all’estero. Per i medici le novità molto si traducono nelle nuove regole sulle prescrizioni appropriate di esami e visite specialistiche. Gli articoli 15 e 16, in particolare, incorporano le determinanti del decreto appropriatezza, le cui sanzioni al medico che non lo applica per ora sono sospese. Il testo afferma che la prescrizione di prestazioni specialistiche a carico Ssn può essere subordinata al rispetto di note che ne condizionano l’erogabilità. Le note fanno riferimento allo stato clinico o personale del destinatario della prescrizione, alla particolare finalità della prestazione (terapia diagnosi prevenzione monitoraggio), al medico prescrittore, all’esito di accertamenti pregressi. Il Ssn garantisce le prestazioni all’allegato 4 (nuovo nomenclatore della specialistica ambulatoriale) a patto che il medico prescrittore inserisca nell’impegnativa il quesito clinico o il sospetto diagnostico. Per ciascuna prestazione il nomenclatore riporta anche le note riferite a condizioni di erogabilità o indicazioni di appropriatezza prescrittiva. L’elenco di note e indicazioni è all’allegato 4D, mentre gli allegati 4A e 4B riportano rispettivamente le condizioni per erogare densitometrie ossee e chirurgia refrattiva e al 4C ci sono le prestazioni odontoiatriche. Interessante anche l’articolo 17 sulla protesica, che riporta prestazioni elencate in allegato 5, soggette anch’esse a condizioni di erogabilità che, se non si verificano, le pongono fuori dalla copertura a carico della collettività. Dette prestazioni riguardano protesi, ortesi e ausili prescrivibili da sanitari (allegato 2A) o non soggetti a prescrizioni (2B). Nel primo dei due casi, che può riguardare sia medici sia esercenti professioni sanitarie, le regioni possono “ulteriormente declinare” attività e competenze dei sanitari “per agevolare gli assistiti nel percorso riabilitativo-assistenziale”. Se il paziente ha bisogno di una protesi su misura se la fa autorizzare dall’Asl su richiesta del medico, e l’Asl potrà coprire il prezzo dell’analoga protesi di serie, mentre il cittadino pagherà la differenza e il costo della manodopera per eventuali modifiche ottenute. Siamo di fronte allo smantellamento del Ssn, potrà dire qualcuno. Ma in tal caso non ha visto l’articolo 8 dove si afferma che il Ssn “può garantire” nelle farmacie territoriali e ospedaliere i medicinali per il trattamento dei pazienti e per il post-dimissioni, subordinando l’erogazione a direttive regionali. Secondo una lettura avanzata da Cgil su un’autorevole testata economica significa che se una regione non ce la fa certi farmaci sul suo territorio non si trovano. E la legge ora lo ammette.
Mauro Miserendino
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