Liste di attesa, come intervenire?
COMUNICATO STAMPA
Ritengo di fare un osservazione In merito alla dichiarazione data alla stampa dal Presidente OMCeO Roma Antonio Magi sulle liste di attesa nella Regione Lazio, “Se si possono abbattere le liste d’attesa nel Lazio? Assolutamente si’, non e’ un’utopia, basta potenziare la specialistica poliambulatoriale”. Ritengo tale analisi un pò troppo semplicistica e di parte, dichiara il Coordinatore Ernesto Cappellano. Il problema delle liste di attesa è complesso e non può essere liquidato con una mera dichiarazione “pro domo sua” da parte di un Presidente che evidentemente antepone il suo ruolo di Segretario Nazionale del Sindacato degli specialisti ambulatoriali a quello, ben più imparziale di Presidente del più grande Ordine d’Europa. Prosegue poi Magi affermando che se la giunta Zingaretti , invece di mettere a disposizione i 14 milioni di euro per i progetti a breve termine per abbattere le liste d’attesa avesse concesso 400 mila ore di specialistica sul territorio avrebbe sicuramente abbattuto le liste d’attesa in maniera strutturale.
Come sappiamo la nostra Regione ha ridotto di circa 4000 posti letto, la dotazione Ospedaliera, soprattutto degli Ospedali pubblici e di questo sono responsabili tutte le Giunte che hanno governato negli ultimi 12 anni. Una grande Azienda Ospedaliera come il San Filippo Neri è stata ridimensionata a Presidio di ASL e ha perso specialità e posti letto. Due Ospedali di Roma sono stati interamente chiusi (S.Giacomo e Forlanini) altri della Provincia di Roma e di altre Province sono stati chiusi o ridimensionati e gran parte dell’Ospedalità pubblica ha perso i ricoveri e le visite di elezione, ceduti in gran parte al privato e all’Ospedalità Religiosa ed Universitaria, ed attualmente l’attività degli Ospedali pubblici è quasi interamente dedicata alle attività di supporto al Pronto Soccorso.
Ricordo a questo proposito l’intervento di alcuni mesi fa dell’ex Presidente OMCeO Roma dott. Lavra, a sostegno dei chirurghi della ASL Roma 6, che ormai da anni dovevano dedicarsi in via esclusiva all’attività chirurgica legata all’emergenza non potendosi più dedicare alla chirurgia di elezione in un territorio vasto quasi quanto l’intera Provincia di Milano.
Anche il territorio non è stato valorizzato, attualmente risultano attive solo 16 case della salute su 48 previste ed è chiaro che con il blocco del turn-over non è possibile fare le nozze con i fichi secchi.
Manca il personale, questo è chiaro, in undici anni di Commissariamento c’è un saldo negativo di circa 11.000 unità di personale e l’assunzione a tempo indeterminato dei precari tramite le procedure di stabilizzazione, porterà a regime 3500 ingressi a tempo indeterminato, di cui solo una parte medici, e ciò non allevia la criticità in quanto si tratta di personale già operante nel SSR anche se con tipologia contrattuale diversa.
Per risolvere l’emergenza liste d’attesa dovranno necessariamente essere rivisti i piani assunzionali delle singole aziende prevedendo nuovi ingressi di medici e personale sanitario, in grado di coprire gli effettivi bisogni sanitari, che devono essere determinati attuando indagini epidemiologiche per la valutazione dello stato della salute dei cittadini dei singoli Distretti, in quanto ogni territorio ha una sua peculiarità e individuando percorsi diagnostico/terapeutici condivisi tra ospedale, medici di famiglia, PLS e Specialisti Ambulatoriali avendo come target la massima appropriatezza delle prestazioni.
La programmazione andrà poi effettuata anche tenendo conto dei prevedibili pensionamenti nei prossimi anni, per evitare crisi emergenziali legate alla forte carenza di medici, anche di quelli che operano in regime di convenzione quali MMG, PLS e Specialisti Ambulatoriali.
Ma nessuna programmazione potrà prescindere da un investimento legato alla Prevenzione. Occorre ridurre l’incidenza di patologie prevenibili e i costi della prevenzione sono sicuramente inferiori a quelli legati alla diagnostica e alla terapia.
Ma purtroppo la miopia degli amministratori fa si che non ci sia attenzione alla prevenzione. Dobbiamo purtroppo osservare che ben pochi precari dei Dipartimenti di Prevenzione sono stati stabilizzati e che il budget assunzionale della nostra Regione prevede pochissimi specialisti delle discipline della Prevenzione e questo a lungo andare, con i continui pensionamenti, comporterà una ulteriore riduzione degli interventi legati alla sicurezza alimentare, negli ambienti di vita e di lavoro e delle attività di promozioni della salute.
comunicato stampa 28 febbraio 2018